La mia attività libero-professionale è nata circa 35 anni fa, nel 1984,
quando mi sono trasferito da Massa Marittima a Prato, e ho potuto così
iniziare a avere uno studio privato. È sempre stata imperniata sulla mia
duplice qualifica, essendo infatti psichiatra e psicoterapeuta, di scuola
junghiana (si dovrebbe pertanto dire psicologo analista, poiché la scuola
fondata da Jung si chiama psicologia analitica, però dire psichiatra e
psicologo analista può risultare confusivo, perché non sono in realtà
laureato in psicologia, forse meglio dire psichiatra e psicoterapeuta
junghiano).
Essa si occupa della sofferenza psicologica in generale nella varietà delle
sue declinazioni e delle richieste conseguenti. Si può offrire un sollievo
farmacologico dai sintomi dell’ansia e della depressione alle persone che
hanno la necessità di recuperare rapidamente la loro funzionalità, senza
attendere i tempi più dilazionati della psicoterapia. Altresì si può offrire il
supporto professionale per un lavoro di autoconoscenza che porti a
comprendere le cause del proprio malessere e a interrompere i circoli
viziosi relazionali che ne sono alla causa, o a elaborare e risolvere le
conseguenze di un trauma, anche se questo percorso richiede tempi più
lunghi di cura.
La psicoterapia a orientamento psicodinamico si occupa prevalentemente
di pazienti individuali, ma non solo, a volte di coppie o di famiglie. La
cura psicoanalitica si basa sul principio di offrire al paziente un ambiente
di accoglienza e di partecipazione emotiva da parte dello psicoterapeuta
nel quale egli senta il supporto necessario per affrontare le aree
problematiche e gli episodi traumatici della sua vita, in modo da poterli
elaborare e risolvere. Attraverso la relazione con lo psicoterapeuta il
paziente rivive le relazioni disfunzionali che sono alla base della sua
sofferenza psicologica e impara a esserne consapevole, a controllarle e
se possibile a modificarle, o se non questo a gestirle in modo più
adattativo.
L’indicazione alla cura analitica è data non tanto dalla gravità della
psicopatologia quanto dalla relazione che si stabilisce tra paziente e
psicoterapeuta. Tutte le patologie psichiatriche possono essere oggetto di
una psicoterapia, che certamente avrà procedure e obiettivi diversi a
seconda della patologia in questione. Per fare un esempio, con un
paziente nevrotico, di gravità contenuta, il lavoro potrà affrontare i
conflitti profondi e ottenere una ristrutturazione notevole, seppur
parziale, della personalità, mirante non solo a un migliore adattamento,
ma anche a una più completa espressione e realizzazione di sé e delle
proprie potenzialità. Con un paziente psicotico invece il lavoro
interpretativo non sarà altrettanto profondo, per non mettere a
repentaglio la situazione di compenso acquisita dal paziente. Non si
rivolgerà quindi alle dinamiche inconsce, ma all’adattamento alla realtà.
Rispetto alla psicopatologia, più che una modificazione della personalità
si cercherà una consapevolezza delle aree di vulnerabilità e una gestione
dei sintomi e dei conflitti in modo che non portino alla compromissione
dei legami sociali.
La raccomandazione che vorrei fare ai potenziali pazienti è che per
decidere se effettuare o no una psicoterapia bisogna provare a fare un
primo incontro con lo psicoterapeuta. Per questo alcuni psicoterapeuti –
ma sono sempre più rari – effettuano un primo colloquio gratuito. Esso
serve a stabilire se c’è una indicazione alla psicoterapia e se si realizza
un sufficiente ingranamento della coppia psicoterapeutica. Più che la
gravità del sintomo infatti è essenziale che si stabilisca una relazione e si
trovi un accordo su un problema da affrontare. Il mio primo paziente privato è
stato uno schizofrenico, che seguivo con la supervisione di una analista
didatta all’interno del mio training formativo come psicologo analista, e
certo egli non è guarito dalla schizofrenia, ma ha beneficiato di un
supporto emotivo che gli ha consentito un migliore adattamento e una
migliore gestione delle sue crisi. È importante il contatto che si stabilisce
nella coppia analitica, che è questione certamente di preparazione
professionale del terapeuta, ma è anche una cosa di pelle, di affinità, di
intese, di consonanze, che non si possono conoscere a priori.
A causa delle restrizioni del covid-19, è invalso l’uso delle terapie on-line.
Non è la stessa esperienza di una terapia in presenza, che se fosse
possibile è da preferire. Tuttavia è vero che il distanziamento sociale ha
creato un consistente disagio alla popolazione. Alla quale ritengo che gli
specialisti debbano dare una risposta, mettendo a disposizione la loro
professionalità a degli onorari accessibili. Sono queste le considerazioni
che mi hanno spinto a aprire questo blog, e questo è il mio personale
contributo per uscire nel migliore modo possibile dalla pandemia.
Sono iscritto all’albo dei periti del Tribunale di Firenze, che mi affida delle
consulenze tecniche di ufficio, ed effettuo consulenze tecniche di parte,
collaborando con gli avvocati.