Dottor Stefano Fissi
Psichiatra e Psicologo Analista
Chi sono
Mi sono laureato in Medicina e Chirurgia nel 1978 e mi sono specializzato in Psichiatria nel 1982. Dal 1980 al 1984 ho effettuato un training in terapia sistemico-relazionale presso l’Istituto di Terapia Familiare di Roma, conseguendo la qualifica di psicoterapeuta relazionale. Ho effettuato analisi personale, analisi didattica e supervisioni presso il CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica di Roma), affiliato alla IAPP (International Association for Psychoanalythical Psychology).
Dal 1995 sono psicoterapeuta (psicologo analista) della stessa associazione, dal 2000 sono abilitato alle supervisioni, dal 2003 sono abilitato alle seconde analisi e dal 2005 sono abilitato alla docenza e ho tenuto lezioni per gli psicoterapeuti in formazione.

Dal 1° gennaio 1980 al 1° maggio 2015 sono stato dipendente del SSN in qualità di psichiatra, ricoprendo vari incarichi, tra cui quella di direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura di Careggi e quello di responsabile del Servizio Psichiatrico di Campi Bisenzio-Signa-Calenzano. Per la mia formazione professionale sono in grado di offrire una prestazione sia di tipo psichiatrico che psicoterapeutico. La visita o colloquio psichiatrico è una attività dell’area medica, poiché lo psichiatra è il medico della mente, distinto dal neurologo, che è il medico dei nervi e del cervello. La terapia proposta può essere di tipo psicofarmacologico ma può anche prevedere dei colloqui di sostegno o l’indicazione per una psicoterapia, sia col sottoscritto che con un altro professionista.

La psicoterapia è la cura con la parola, un metodo terapeutico in cui attraverso la relazione tra il terapeuta e il paziente si affrontano i problemi di quest’ultimo. Una situazione di benevolo accoglimento e di ascolto partecipe facilita il paziente nell’esplorare le sue difficoltà relazionali e nel rielaborare i traumi attraversati. Il lavoro che offro è prevalentemente individuale a orientamento psicodinamico. Sono uno psicoterapeuta di formazione junghiana, e quindi privilegio un approccio basato sull’analisi del profondo, del simbolismo, del sogno, del mito, della creatività, del fenomeno religioso. La mia formazione relazionale mi consente anche delle terapie di coppia in cui ognuno dei due membri della coppia effettua un percorso di autoconoscenza in presenza dell’altro.
Psicoterapia e terapia farmacologica possono essere somministrate in combinazione, oppure si può optare per la seconda quando vi è la necessità di una risoluzione rapida del problema. L’elaborazione del conflitto che sta alla base dell’insorgenza del disturbo è necessaria per un ristabilimento duraturo, tuttavia la psicoterapia può essere intrapresa più tardi, anche a distanza di anni, quando il paziente ne abbia la disponibilità economica ed emozionale.
Attività
La mia attività libero-professionale è nata circa 35 anni fa, nel 1984, quando mi sono trasferito da Massa Marittima a Prato, e ho potuto così iniziare a avere uno studio privato. È sempre stata imperniata sulla mia duplice qualifica, essendo infatti psichiatra e psicoterapeuta, di scuola junghiana (si dovrebbe pertanto dire psicologo analista, poiché la scuola fondata da Jung si chiama psicologia analitica, però dire psichiatra e psicologo analista può risultare confusivo, perché non sono in realtà laureato in psicologia, forse meglio dire psichiatra e psicoterapeuta junghiano).

Essa si occupa della sofferenza psicologica in generale nella varietà delle sue declinazioni e delle richieste conseguenti. Si può offrire un sollievo farmacologico dai sintomi dell’ansia e della depressione alle persone che hanno la necessità di recuperare rapidamente la loro funzionalità, senza attendere i tempi più dilazionati della psicoterapia. Altresì si può offrire il supporto professionale per un lavoro di autoconoscenza che porti a comprendere le cause del proprio malessere e a interrompere i circoli viziosi relazionali che ne sono alla causa, o a elaborare e risolvere le conseguenze di un trauma, anche se questo percorso richiede tempi più lunghi di cura.

La psicoterapia a orientamento psicodinamico si occupa prevalentemente di pazienti individuali, ma non solo, a volte di coppie o di famiglie. La cura psicoanalitica si basa sul principio di offrire al paziente un ambiente di accoglienza e di partecipazione emotiva da parte dello psicoterapeuta nel quale egli senta il supporto necessario per affrontare le aree problematiche e gli episodi traumatici della sua vita, in modo da poterli elaborare e risolvere. Attraverso la relazione con lo psicoterapeuta il paziente rivive le relazioni disfunzionali che sono alla base della sua sofferenza psicologica e impara a esserne consapevole, a controllarle e se possibile a modificarle, o se non questo a gestirle in modo più adattativo.

L’indicazione alla cura analitica è data non tanto dalla gravità della psicopatologia quanto dalla relazione che si stabilisce tra paziente e psicoterapeuta. Tutte le patologie psichiatriche possono essere oggetto di una psicoterapia, che certamente avrà procedure e obiettivi diversi a seconda della patologia in questione. Per fare un esempio, con un paziente nevrotico, di gravità contenuta, il lavoro potrà affrontare i conflitti profondi e ottenere una ristrutturazione notevole, seppur parziale, della personalità, mirante non solo a un migliore adattamento, ma anche a una più completa espressione e realizzazione di sé e delle proprie potenzialità. Con un paziente psicotico invece il lavoro interpretativo non sarà altrettanto profondo, per non mettere a repentaglio la situazione di compenso acquisita dal paziente. Non si rivolgerà quindi alle dinamiche inconsce, ma all’adattamento alla realtà. Rispetto alla psicopatologia, più che una modificazione della personalità si cercherà una consapevolezza delle aree di vulnerabilità e una gestione dei sintomi e dei conflitti in modo che non portino alla compromissione dei legami sociali.

La raccomandazione che vorrei fare ai potenziali pazienti è che per decidere se effettuare o no una psicoterapia bisogna provare a fare un primo incontro con lo psicoterapeuta. Per questo alcuni psicoterapeuti – ma sono sempre più rari – effettuano un primo colloquio gratuito. Esso serve a stabilire se c’è una indicazione alla psicoterapia e se si realizza un sufficiente ingranamento della coppia psicoterapeutica. Più che la gravità del sintomo infatti è essenziale che si stabilisca una relazione e si trovi un accordo su un problema da affrontare. Il mio primo paziente privato è stato uno schizofrenico, che seguivo con la supervisione di una analista didatta all’interno del mio training formativo come psicologo analista, e certo egli non è guarito dalla schizofrenia, ma ha beneficiato di un supporto emotivo che gli ha consentito un migliore adattamento e una migliore gestione delle sue crisi. È importante il contatto che si stabilisce nella coppia analitica, che è questione certamente di preparazione professionale del terapeuta, ma è anche una cosa di pelle, di affinità, di intese, di consonanze, che non si possono conoscere a priori.

A causa delle restrizioni del covid-19, è invalso l’uso delle terapie on-line. Non è la stessa esperienza di una terapia in presenza, che se fosse possibile è da preferire. Tuttavia è vero che il distanziamento sociale ha creato un consistente disagio alla popolazione. Alla quale ritengo che gli specialisti debbano dare una risposta, mettendo a disposizione la loro professionalità a degli onorari accessibili. Sono queste le considerazioni che mi hanno spinto a aprire questo blog, e questo è il mio personale contributo per uscire nel migliore modo possibile dalla pandemia.
Sono iscritto all’albo dei periti del Tribunale di Firenze, che mi affida delle consulenze tecniche di ufficio, ed effettuo consulenze tecniche di parte, collaborando con gli avvocati.
Metodo
Psicologia analitica è il nome della scuola di psicologia del profondo fondata da Jung dopo il distacco da Freud, che aveva dato al suo sistema teorico il nome di psicoanalisi. Essa è un metodo teorico-clinico di indagine dei processi della mente e di cura della sua sofferenza e dei disturbi anche somatici che l’accompagnano. Infatti parte dal presupposto che il malessere psicologico si può curare attraverso un percorso di autoconoscenza, che porta alla realizzazione di se stessi e del proprio programma esistenziale, e che Jung chiamò processo di individuazione.
Ma la psicoterapia tratta anche i disagi minori che derivano dalle difficoltà di adattamento, dalle crisi legate al ciclo vitale, dagli inevitabili cambiamenti, dagli stress, dalle difficoltà relazionali.
La cura psicoanalitica si basa sullo sperimentazione da parte del paziente attraverso la relazione con l’analista dei modelli relazionali disfunzionali che traggono l’origine dalla relazione precoce con la madre (si usa dire col fornitore di cure, perché potrebbe essere anche il padre), sono depositati nella memoria implicita, ovvero sono al di fuori della possibilità di recupero conoscente, e si attualizzano nel comportamento attraverso schemi di reazione che avvengono al di là del controllo cosciente. Il paziente mette in atto questi modelli comportamentali nella relazione con l’analista e attraverso l’interpretazione di questi impara a comprenderli e a controllarli.
Il mio approccio
Sulla base dell’integrazione tra psicoterapia e terapia si possono costruire vari modelli di intervento che si basano sull’accoppiamento tra bisogni del paziente e esperienza e formazione del terapeuta. Un paziente che soffre di ansia e di insonnia oltre agli ipnotici può fare un percorso di rilassamento corporeo. Una persona depressa oltre ai farmaci può fare un lavoro mirato agli eventi vitali che hanno determinato un lutto non elaborato. Un’altra che vuole iniziare una pratica spirituale può imparare le basi della meditazione. La conoscenza di se stessi se il paziente lo desidera può accedere al piano del simbolismo e dell’esperienza mistico-religiosa. Oppure ci si può fermare semplicemente quando si è messo a posto i problemi contingenti del quotidiano. Basta ci sia da entrambe le parti un atteggiamento di sincera, reciproca apertura.

I laureati in psicologia e gli psichiatri possono fare un’analisi che poi sarà certificata se vorranno seguire un training formativo in psicologia analitica, essendo il sottoscritto associato al Centro Italiano di Psicologia Analitica, che a sua volta aderisce all’International Association for Analythical Psychology, e avendo funzioni di docenza al suo interno.

Il processo di individuazione, ossia la realizzazione di se stessi attraverso un lavoro di autoconoscenza, incoraggia lo sviluppo della creatività in tutte le sue forme, musicale, letteraria artistica, dell’impegno politico e dell’attività sportiva, come espressione di profondi bisogni di integrazione e armonia psicofisica. Ma la realizzazione di se stessi non avviene nel vuoto, e oggi non possiamo prescindere dalla profonda ferita causata nel tessuto sociale dall’isolamento reso necessario dalla pandemia, con conseguenti quarantene, lock down effettuati e paventati, perdita di lavoro e di risorse economiche, senso di diffusa precarietà. È noto che a ciò è conseguito un maggior bisogno di cure psicologiche, e proprio per tale ragione mi sono deciso a presentare in un blog le mie competenze e la mia visione della terapia, onde poter essere più facilmente accessibile a chi lo richiedesse.

La cura psicologica ha un suo costo, ed è stato dimostrato che il sacrificio per effettuarla contribuisce alla guarigione, tuttavia nella decisione da parte di un terapeuta di prendere in cura un paziente influiscono sensibilmente la motivazione e la convinzione. Quindi anche dell’onorario si può discutere. Tanto più in questi tempi di ristrettezza dovuti al covid-19 un atteggiamento etico richiede che terapeuta debba venire incontro alle necessità dei pazienti anche sull’onorario.

La cura termina quando il paziente, dopo essere stato dipendente dall’analista e avere superato attraverso questa dipendenza le altre dipendenze patologiche che erano alla base della sua sofferenza, si rende conto piano piano che egli non ha più bisogno di lui, che è una persona come tutti di cui si può anche diventare amici, e allora le loro strade si separano.
Servizi
Visita o colloquio psichiatrico
É una attività dell’area medica, poiché lo psichiatra è il medico della mente, distinto dal neurologo, che è il medico dei nervi e del cervello. La visita prevede una semeiotica, cioè uno studio dei sintomi, una diagnosi e una terapia. Lo studio dei sintomi avviene durante il colloquio, orientato a esplorare il funzionamento delle varie attività mentali e a evidenziare i sintomi di una eventuale psicopatologia in atto, nonché la capacità di adattamento all’ambiente, la vulnerabilità, la capacità di compenso, la resilienza ai traumi. La diagnosi è la sintesi delle informazioni raccolte, alla luce della diagnostica psicopatologica. La terapia proposta può essere di vario tipo:
  • psicofarmacologica;
  • può consistere nell’indicazione per una psicoterapia, sia col sottoscritto che con un altro professionista;
  • può consistere nell’invio del paziente al servizio psichiatrico di zona, se si ritiene la terapia debba essere affrontata da un’equipe multiprofessionale e da un ricovero ospedaliero quale solo il SSN può offrire;
  • può richiedere un lavoro di risocializzazione, nel qual caso si supporterà il paziente nel contattare le agenzie consigliate.
Colloquio psicoterapeutico
In questo caso si è già optato decisamente per la cura con la parola, escludendo l’intervento psicofarmacologico. La psicoterapia è la cura con la parola, un metodo terapeutico in cui attraverso la relazione tra il terapeuta e il paziente si affrontano i problemi di quest’ultimo. Una situazione di benevolo accoglimento e di ascolto partecipe facilita il paziente nell’esplorare le sue difficoltà relazionali e nel rielaborare i traumi attraversati.
La terapia offerta dal mio studio è di due tipi:
  • individuale a orientamento psicodinamico. Sono uno psicoterapeuta di formazione junghiana, e quindi privilegio un approccio basato sull’analisi del profondo, del simbolismo, del mito, della creatività, del fenomeno religioso;
  • di coppia o familiare. In questo caso i pazienti sono più d’uno, i membri della coppia o della famiglia, ma l’orientamento rimane il medesimo, volto a esplorare le dinamiche relazionali e i vissuti intrapsichici dei partecipanti. Il principio della psicoterapia di coppia psicodinamica è che ognuno dei due membri della coppia effettua un percorso di autoconoscenza in presenza dell’altro, e quindi aumenta la conoscenza di sé e dell’altro.
Non vi è una distinzione di gravità per l’indicazione di psicoterapia o farmacoterapia. Entrambe coprono tutti i livelli di gravità: un disturbo ansioso può essere trattato sia con i farmaci che con la psicoterapia, e così un disturbo psicotico. Per alcuni disturbi i protocolli più accreditati consigliano una combinazione di psicoterapia e farmacoterapia. In questo caso alcuni professionisti optano per una figura unica che gestisca entrambe le prestazioni, altri per la cooperazione tra due figure distinte.
La terapia psicofarmacologica è indicata quando vi è la necessità di una risoluzione rapida del problema, che consenta al paziente una ripresa dell’attività lavorativa o un ripristino della situazione familiare e relazionale precedente alla crisi, e non si possono attendere i tempi più dilazionati della presa di coscienza. L’elaborazione del conflitto che sta alla base dell’insorgenza del disturbo è necessaria per una risoluzione duratura del problema, tuttavia la psicoterapia può essere intrapresa più tardi, anche a distanza di anni, quando il paziente ne abbia la disponibilità economica ed emotiva.
Ansia e depressione
Tutti ormai conoscono i sintomi dell’ansia e della depressione, e non c’è bisogno di elencarli, basta andare su internet per trovarli. Purtroppo le terapie fai-da-te non funzionano, e tanto meno l’autoanalisi. Sullo schermo di un computer, o di un televisore, può comparire qualsiasi cosa, tranne i circuiti che lo fanno funzionare. La mente osservante non può osservare se stessa. D’altra parte l’ansia o la depressione non possono essere ricondotte puramente a una disfunzione dei sistemi neurorecettoriali del cervello. Questa è semmai la conseguenza di condizioni di vita o di relazioni disfunzionali. Nella società liquida post-moderna in cui gli individui hanno costantemente fretta e valgono in funzione di quanto producono, non ci si può permettere di essere depressi e improduttivi, e si ricorre immediatamente ai farmaci per superare l’impasse e recuperare la performance. Il farmaco può aiutare a ridurre il disagio psicologico, può alleviare l’ansia e permettere di rimettersi in moto, può allentare la morsa dei sintomi depressivi. Ognuno è arbitro e giudice su quanta sofferenza psicologica sia disposto a tollerare. D’altra parte il farmaco può servire a scotomizzare le reali cause del malessere psicologico, a nascondersele e a non affrontarle, per vedersele prima o poi ricomparire davanti o essere costretti a assumere farmaci tutti la vita, sopportando gli inevitabili effetti collaterali. Ma può darsi invece che questo beneficio possa bastare a riprendere un’esistenza soddisfacente, e il paziente in un secondo momento possa venire a capo delle cause della sua sofferenza. Oppure nel terreno dissodato dalla terapia farmacologica si possono rinnovare le piantagioni e piantare altre sementi, ossia il paziente che ha ritrovato un minimo di adattamento può desiderare di andare fino in fondo alle cause del suo malessere, e quindi decidersi a intraprendere un percorso psicoterapeutico. Come si è detto il trattamento combinato psicofarmacologia-psicoterapia è il protocollo che si è dimostrato avere la massima efficacia per alcuni disturbi. Il paziente deve essere messo di fronte alla possibilità di scegliere quale via sia la più adatta, e avere di fronte un terapeuta versatile rappresenta un consistente vantaggio rispetto a dovere scegliere una strada obbligata, che non è detto sia la più adatta al proprio caso. Non tutti sono disponibili ad avviarsi su un percorso faticoso, lungo, emotivamente impegnativo e costoso come la psicoterapia; non tutti d’altra parte sono disposti a tollerare gli effetti collaterali dei farmaci. In ogni caso bisogna sapere che alla base dei sintomi c’è qualcosa da rivedere nella propria vita. Una crisi è anche una possibilità evolutiva, un momento di crescita, una opportunità di fare nuove scelte o prendere decisioni importanti. Ci sono fasi della vita che sono indicate per dei bilanci e dei ripensamenti. La pandemia, con le ripercussioni sui legami sociali che ha avuto, è stata una causa di sofferenza generalizzata, che si è ripercossa come malessere e insorgenza di varie sintomatologie nei singoli individui. Essa ha reso più acuto il disagio e il conseguente bisogno di un aiuto psicologico. Internet può permettere di trovare il professionista che è in grado di dare un supporto nel ritrovare il proprio equilibrio psicologico praticando un onorario sostenibile.
Disturbi di personalità e malesseri esistenziali
Mentre ai tempi di Freud l’isteria era la regina della psicopatologia, e sono noti negli archivi fotografici le documentazioni delle bizzarrie comportamentali e delle manifestazioni sintomatiche di pazienti giovani e affascinanti anche per chi le curava, oggi la psicopatologia è mutata stando al passo con i cambiamenti della società. L’isteria e le nevrosi erano l’espressione psicopatologica di una società patriarcale, solida, con dei valori forti e ben fondati, a cui si doveva o sottomettersi o ribellarsi. Il sintomo isterico era il risultato della repressione dell’istinto (secondo Freud dell’istinto sessuale diretto nel caso della paziente isterica verso il padre) incompatibile con i codici morali della società. Oggi viviamo secondo Baumann in una società post industriale e postmoderna, dove il sistema di valori è fluido, evanescente, continuamente mutevole e in transizione, e gli individui sono in perenne movimento, si sentono effimeri e precari; il loro codice di valori non li sostiene, perché esso stesso varia secondo le esigenze produttive della società dei consumi in cui vivono, e dove ogni prodotto, anche quelli culturali, quando diventa obsoleto diventa un residuo, uno scarto. La società liquida, appunto. Ecco allora che la psicopatologia è cambiata, e la dominanza è passata dalle nevrosi ai disturbi di personalità. Che sono quelli che il senso comune direbbe un caratteraccio. La nosografia psichiatrica individua dei prototipi, dei typi psychologici. Per ognuno di essi si distinguono quattro gradi di funzionamento sociale e intrapsichico, di adattamento sociale e di realizzazione: normale, nevrotico, borderline e psicotico. A seconda del tipo di gravità si richiede un diverso metodo di approccio terapeutico. Al posto dei sintomi isterici oggi è subentrato il vuoto esistenziale, e il disturbo più frequente è il disturbo narcisistico. La società occidentale moderna secondo Lasch è la società del narcisismo, perché incoraggia gli individui a focalizzarsi su di sé diffondendo il culto della fama e della celebrità e la paura della vecchiaia e delle relazioni durature. Quindi non si curano più i sintomi ma il malessere. E per far questo l’analista predispone un ambiente emotivamente accogliente dove il paziente possa sperimentare quella base sicura che gli consente di esplorare gli aspetti problematici e irrisolti di sé e dove possono essere affrontati i traumi del passato. Una volta conseguito un livello accettabile di benessere psicologico, di accettazione di sé e di soddisfacimento dei suoi obiettivi, se vuole può andare oltre, e puntare a livelli maggiori di autorealizzazione e di comprensione della sua vita e del suo posto nel mondo.
Rabbia, paura, incapacità di controllarsi
Ci sono persone che non riescono a gestire la propria rabbia. Hanno degli scoppi di aggressività incontrollati. Dopo si sentono in colpa, e vorrebbero rimediare, ma ormai è troppo tardi. Le conseguenze di un’aggressione fisica o verbale lasciano tracce indelebili, Così queste persone compromettono la loro relazione di coppia, i rapporti con i figli, la vita sociale. Nei momenti di dirompenza non riescono a fermarsi, non riescono a pensare.
Spesso la rabbia è concomitante con la paura. Si reagisce a una situazione, a una persona, a un comportamento che richiamano qualcosa di analogo del passato. La paura è un’emozione essenziale per la sopravvivenza, e pone l’individuo di fronte a un bivio: la reazione di attacco o la reazione di fuga. L’animale - i circuiti emozionali hanno una struttura comune e nelle specie più evolute, ovvero i mammiferi e gli uccelli - fa una valutazione delle forze e della stazza propria e dell’avversario e decide. In un caso ancora più estremo c’è la reazione di freezing, di congelamento, o finta morte: l’animale si finge morto sapendo che i carnivori rifiutano i cadaveri. Nell’uomo questa corrisponde alla reazione di dissociazione, che rappresenta un altro tipo di patologia. La rabbia è una emozione fondamentale per la sopravvivenza. Un animale non aggressivo è destinato ad essere predato rapidamente. Per questo l’obiettivo di un lavoro su di sé non deve essere la repressione della rabbia, ma la sua modulazione, il suo controllo, il suo adattamento alla situazione. Oltretutto la repressione della rabbia è fonte di altra patologia, spesso di tipo psicosomatico, che pone difficili problemi di cura, perché il paziente dovrebbe prima imparare a esprimere la rabbia, e poi a controllarla.
Quindi, il quesito è: come si fa a fare diventare la rabbia adattativa? Innanzitutto bisogna tornare alle situazioni che scatenano la rabbia, e vedere se hanno radici nel passato, in schemi comportamentali disfunzionali inconsci. Sono inconsci, ma l’effetto di rassicurazione che da una relazione di amorevole accoglimento li rende a poco a poco coscienti, Una volta si pensava che la guarigione fosse data dal riemergere di ricordi inconsci, e quindi dall’insight, ovvero dall’introspezione. Poi si è visto che la guarigione non può essere data da una comprensione puramente intellettuale, altrimenti basterebbe leggere tanti libri per guarire. La guarigione è data dalla esperienza emozionale correttiva, ovvero dal fatto che il paziente esperimenta di nuovo, nell’esperienza di benevolenza e di accettazione della terapia, le emozioni che lo hanno fatto soffrire, e impara a gestirle in maniera differente.
Per quanto riguarda il più grave disturbo psichiatrico, la schizofrenia, qui l’aiuto più realistico che si può dare al paziente è di aiutarlo a convivere con i sintomi di essa e ai suoi familiari a tenere in considerazione la sofferenza del congiunto, senza colpevolizzarlo e biasimarlo, ma insegnargli anzi a conseguire quelle abilità sociali necessario a un migliore adattamento.
Psichiatria forense e psicoterapia familiare
Sono iscritto all’albo dei periti del Tribunale di Firenze, che mi affida delle consulenze tecniche di ufficio. Effettuo anche delle consulenze tecniche di parte, soprattutto in casi di separazione per problematiche legate all’affidamento dei figli. Prima di diventare psicoterapeuta psicodinamico ho svolto un training di psicoterapia familiare, dove ho imparato che l’individuo è il prodotto delle sue relazioni. Del resto anche le neuroscienze asseriscono che la mente umana è relazionale. Quando vi è un conflitto familiare in atto, rivolgersi ad un legale è il passo estremo a cui risolversi solo quando le altre soluzioni sono fallite. In questo sicuramente l’avvocato e lo psicoterapeuta lavorano secondo un’ottica e degli obiettivi differenti e a volte in conflitto. L’avvocato prende atto che c’è stata una crisi e cerca di uscirne nella maniera più vantaggiosa per il proprio cliente, attraverso gli strumenti della Legge. Lo psicoterapeuta parte dall’idea che le separazioni e gli abbandoni causano sofferenza non solo in chi li subisce, ma anche in chi li produce, e lavora perché alla separazione se del caso si giunga dopo un percorso di elaborazione del lutto che la perdita comporta. Ciò non vuol dire che un terapeuta familiare lavori per far riconciliare una coppia, sarebbe come se un terapeuta individuale desse consigli al suo paziente. Il terapeuta deve dire semplicemente come stanno le cose, mostrare le diverse opzioni e le loro conseguenze, ma in ultimo lasciare la scelta al paziente. Se va dal medico un paziente che fuma 40 sigarette al giorno, non gli si può dire di smettere di fumare, ma gli si fa presente che il fumo fa venire il cancro, l’enfisema, aggrava le malattie cardiovascolari, rende gli uomini impotenti e fa invecchiare precocemente la pelle, e che infine esistono dei centri antifumo, e poi si lascia a lui la scelta. Ritornando alla nostra coppia in crisi, un trattamento serve a evidenziare le aree di conflitto e ad affrontarle sotto la supervisione di un arbitro neutrale, nell’immediato; ma serve anche a intraprendere un percorso di autoconoscenza questa volta in compagnia non solo dell’analista, ma anche del coniuge. L’esperienza può essere eccitante e rinforzare il legame di coppia, o portare alla conclusione che un ciclo è finito, e che non resta che separarsi. Ma in tal caso sarà una separazione consensuale, amichevole, che non lascerà strascichi giudiziari, permetterà di non gravare il budget familiare – che inevitabilmente con la separazione si riduce – con le spese per il Tribunale e soprattutto permetterà ai figli di non vivere conflitti traumatici e di continuare a usufruire di entrambe le figure genitoriali, evitando il rischio di perdere il rapporto col genitore non convivente o non affidatario come avviene nelle separazioni conflittuali. Il che poi è la causa maggiore di sofferenza dei figli nelle rotture familiari.
Blog
Psicoterapia online
Effettuo sedute di psicoterapia e consulenze on line tramite Skype (Indirizzo: stefanofissi9@gmail.com) o altre piattaforme. Si tratta di una modalità che garantisce una efficacia non esattamente sovrapponibile alla terapia in presenza ma comunque accettabile e permette di andare incontro a persone con mobilità limitata, restrizioni temporali di vario genere o problemi fisici che non permettono il raggiungimento delle sedi fisiche.

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